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SCOPAZZI DEL MELO

La patologia degli "Scopazzi del melo" (o Apple Proliferation – AP) è una fitopatia causata dall’organismo nocivo ‘Candidatus Phytoplasma mali’ ('Ca. P. mali') uno dei principali agenti patogeni che interessano la coltivazione del melo in Trentino.
La normativa prevede che qualsiasi detentore di piante di melo in Provincia Autonoma di Trento rispetti le misure fitosanitarie descritte nella Delibera n° 1442 del 26/9/2025.
A verifica dell’ottemperanza alla normativa vigente, il Servizio Fitosanitario Provinciale annualmente estrae a campione un elenco di particelle fondiarie in cui sono presenti piante di melo abbandonate oppure coltivate sia a livello hobbistico che professionale. Esse vengono sottoposte a controllo da parte del personale competente.

Il fitoplasma “Ca. P. mali” è un batterio privo di parete cellulare, in grado di sopravvivere soltanto all’interno  della pianta ospite o degli insetti vettori. Una volta insediato nei vasi floematici, il patogeno si moltiplica e progressivamente colonizza l’intera pianta, comprese le radici, in un arco temporale variabile e influenzato da fattori non ancora del tutto chiariti. Durante il riposo vegetativo il fitoplasma rimane confinato nelle radici,  poiché il floema perde temporaneamente funzionalità nella parte epigea; con la ripresa vegetativa ritorna invece a diffondersi nei tessuti aerei. L’infezione provoca un’alterazione significativa del flusso floematico,  compromettendo la crescita vegetativa e la qualità della produzione frutticola, con perdite di resa dal 50 al 90%  che si sommano ai costi per la sostituzione delle piante infette e per la difesa fitosanitaria. La guarigione  completa non è mai stata documentata, anche se in alcuni casi si osservano fenomeni di remissione  temporanea dei sintomi (recovery): la pianta appare asintomatica, ma il fitoplasma permane nelle radici,  consentendo la ricomparsa dei sintomi negli anni successivi e mantenendo la capacità di trasmettere l’infezione. Il fitoplasma è stato segnalato per la prima volta in Italia nel 1950, in Veneto e in Trentino, e si è progressivamente diffuso nelle principali aree frutticole europee. In Trentino la malattia è divenuta endemica dai primi anni Duemila, quando si è verificata la prima grande ondata di infezioni, seguita da un secondo picco nel 2013, concentrato soprattutto in Valsugana, e da una terza ondata che, negli ultimi anni, interessa l’intero territorio provinciale. Le principali cause dell’aumento dell’incidenza vanno ricercate nella gestione del frutteto: l’assenza di un estirpo tempestivo delle piante infette e un controllo non adeguato degli insetti vettori favoriscono la diffusione del patogeno, che può rapidamente interessare anche frutteti adiacenti, pur gestiti con maggiore attenzione

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Pubblicato il: Mercoledì, 15 Ottobre 2025

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